Guido Albanese

Nacque a Ortona a Mare (Chieti) il 2 dic. 1893 da Pietro ed Emilia Primavera. Nipote di Francesco Paolo Tosti, da cui probabilmente fu incoraggiato a intraprendere lo studio della musica, si trasferì a Roma dopo aver compiuto gli studi classici nella sua città. Divenuto allievo per la composizione di Giacomo Setaccioli, fu costretto a interrompere gli studi allo scoppio della prima guerra mondiale, alla quale partecipò come ufficiale dei bersaglieri; al termine del conflitto si recò a Bologna e divenne allievo dapprima di Franco Alfano e Ottino Ranalli, per poi perfezionarsi con Riccardo Storti che aveva fondato a Roma l'Istituto nazionale di musica. Conseguito il diploma in composizione al liceo musicale di Bologna, si trasferì definitivamente a Roma ove si dedicò esclusivamente alla composizione. Intrapreso un accurato e scrupoloso lavoro di riscoperta del patrimonio folcloristico abruzzese, si dedicò prevalentemente alla tradizione musicale della sua terra. La sua prima composizione fu un poemetto per soli, coro e orchestra, Sant'Antonio, su testo di Vincenzo Bonanni, eseguito con grande successo a Ortona a Mare nel 1919 in occasione delle feste in onore del santo; considerato il vero e più autentico rinnovatore delle maggiolate abruzzesi di Ortona a Mare, nel 1920 diede inizio a tale genere di feste tradizionali, in uso ancora oggi, in cui - seguendo il modello del più antico e conosciuto Piedigrotta napoletano - venivano presentate canzoni e sceneggiate dialettali ispirate al folclore popolare. A queste manifestazioni l'A. collaborò attivamente con varie composizioni originali, tra cui si ricordano: Canzoni dialettali abruzzesi su poesie di Luigi Dommarco e Maggiolata su versi di Cesare De Titta, prima maggiolata eseguita nel 1920 a Ortona a Mare e poi replicata nello stesso anno a Teramo in occasione di feste popolari musicali. Dopo questa prima esperienza si rivolse a composizioni più impegnative e di maggior respiro e scrisse il trittico in tre atti Terra d'oro, comprendente La Smarroccatura, Quand'arvè le prime rose e La Villigne (1923), sempre in dialetto abruzzese. Grande successo riportarono le numerose canzoni in dialetto abruzzese da lui scritte in varie occasioni e per tutto l'arco della sua attività creativa. Si ricordano in particolare: Lu Piante de le fojje, L'Acquabbèlle e soprattutto la celebre Vola, vola, vola che riportò il primo premio al concorso della canzone italiana tenutosi a Parigi nel 1953. Sue liriche furono dapprima pubblicate a Bologna dall'editore Bongiovanni e un suo Madrigale su versi di Giuseppe Urbani fu edito a Roma, in data imprecisata, dallo Studio musicale romano. A questa attività, cui si dedicò costantemente anche se non in maniera continuativa e sistematica, se ne affiancò un'altra più impegnativa cui si rivolse sempre nel quadro dei suoi interessi di carattere regionale abruzzese; fu infatti attratto dal teatro dannunziano e sue furono le musiche di scena composte per la prima rappresentazione della Figlia di Jorio, eseguita nella traduzione abruzzese di C. De Titta e realizzata nel 1931 con la regia di L. Antonelli a Castellammare Adriatico (l'odierna Pescara). Il lavoro, che riscosse grandi consensi e contribuì a far conoscere l'A. come autore di musiche di scena, fu poi replicato nel 1935 al teatro Argentina di Roma per la rappresentazione del dramma in italiano con la regia di Luigi Pirandello. Attivo collaboratore dell'Istituto Luce, realizzò i commenti musicali per i primi giornali sonori e nel 1931 scrisse il soggetto e la musica per il documentario sull'Abruzzo, Natale, poesia e tradizioni della Natività, di cui curò la regia e la direzione musicale, partecipandovi anche come attore. Fu inoltre collaboratore del regista Mario Camerini e scrisse il commento musicale per i film Giallo (1933) e Cento di questi giorni (1933). Compose inoltre le musiche per un'azione mimocoreografica con parti vocali in tre atti su libretto proprio, La grotta di Aligi (1949, mai rappresentata). Il suo rapporto di parentela con Francesco Paolo Tosti lo indusse probabilmente a dedicarsi alla composizione di liriche per voce e pianoforte che furono molto apprezzate; si ricordano in particolare: Cinque Liriche (Notte di neve, Il cuore di Ninì, Canzone d'aprile su versi di Oscar de Cesaris e Te lo voglio dire e Mattinata suversi di Enrico Panzacchi), pubblicate a Bologna nel 1921 presso l'editore Pizzi & C.; Chi sciàbbindette Urtona, parole di L. Dommarco, Firenze 1916; la già ricordata Vola, vola, vola, Milano 1922; Aria di Natale, canzone abruzzese su poesia propria, Roma 1928. Ha pubblicato inoltre Nuovi canti popolari d'Abruzzo, Roma 1927, e ha curato in collaborazione con A. Cornoldi la revisione musicale di una scelta di Canti della montagna pubblicata a Roma in occasione del settantacinquesimo anniversario della fondazione del Club alpino italiano. Autore di varia musica da camera e sinfonica, si interessò attivamente alla vita musicale romana e dal 1929 al 1931 tenne la critica musicale del quotidiano L'Impero. La sua attività artistica, rivolta soprattutto alla riscoperta del patrimonio folcloristico abruzzese, gli valse vari riconoscimenti, tra cui nell'aprile 1932 un premio della Reale Accademia d'Italia.
Morì a Roma il 6 genn. 1966.

Fonte: Treccani.it